Benvenuti a Njombe – Tanzania

Hey, come state?

Qui tutto bene, in queste ultime due settimane mi è capitato di gironzolare parecchio, quindi vi racconto un po’ quello che mi è successo e dove sono stata.

Innanzitutto, ho passato un fine settimana a Dar es Salaam, dove dopo non poche peripezie, sono riuscita a ritirare i libri di matematica ed inglese che Nessuno Escluso ha acquistato per la Lugarawa Primary School. Devo ammettere che mi sono anche concessa un paio d’ore di spiaggia, il che per il 25 di febbraio non è proprio male! Purtroppo (deludendo alla grande Federica), non sono riuscita a fare il bagno nell’oceano. L’acqua non era proprio pulita dove stavo…

Una volta ripercorsi i 700 chilometri che dividono Dar da Njombe, ho avuto un po’ di tempo per organizzarmi in vista della visita a Lugarawa, Mundini ed Amani, nel distretto di Ludewa, zona sud della regione di Njombe. Le ragioni del viaggio stanno nel fatto che in questi tre villaggi studiano buona parte dei ragazzi sostenuti da Nessuno Escluso attraverso le borse di studio, e inoltre, a Lugarawa si trovano due poli educativi con cui NE ha in attivo dei progetti specifici: l’asilo montessoriano, e la scuola primaria di Lugarawa (http://www.nessunoesclusoonlus.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=5&Itemid=9), a cui appunto dovevano essere consegnati i libri di testo acquistati a Dar.

Lugarawa, Mundindi ed Amani si trovano a circa 130-160 chilometri di strada sterrata da Njombe, in una zona bellissima ed estremamente rurale. L’area è davvero affascinante, soprattutto adesso che ci troviamo all’inizio delle grandi piogge, quando il verde è sfolgorante. Per arrivarci si incontrano piantagioni di tè, distese di pini, e poi alberi di mango, banani, mais, girasoli, che tra la terra rossa creano un contrasto mozzafiato.

Io e Kelvin arriviamo a Lugarawa il venerdì mattina. Facciamo subito visita all’asilo e alla scuola primaria. Ci accoglie il maestro George, conosciuto a novembre, responsabile dell’asilo montessoriano. “Quest’anno” dice George orgogliosamente, “abbiamo 106 bambini divisi in tre classi, e una nuova insegnante che ha appena finito un training specifico per questo tipo di scuole.”
I bambini giocano nel cortile, appena mi vedono arrivano in massa per salutarmi uno ad uno, toccandomi la testa mentre pronunciano la formula rispettosa di saluto: “Shikamoo”.
Parlo con George e mi metto a fare qualche foto. I bambini impazziscono quando si vedono inquadrati nello schermo digitale. In pochi secondi sono circondata nuovamente.

George mi mostra lo stato di avanzamento dei lavori per la cucina e la mensa della scuola primaria. A novembre gli operai e i volontari del villaggio, avevano appena iniziato a segnare il perimetro delle costruzioni e a posare i primi mattoni, ora la cucina è terminata e la mensa ha tutte le pareti.

Con mio grande dispiacere, constato che se mentre le costruzioni si stanno elevando,tutto il complesso scolastico non ha più accesso all’acqua. A causa di problemi all’acquedotto locale infatti, la fontana che mi ricordavo di aver visto in azione qualche mese fa, non è più in grado di erogare acqua, cosicché le cuoche, per procurarsi l’acqua necessaria per cucinare per scuola materna (106 bambini) ed elementare (circa 530 bambini), sono costrette a lunghe camminate con i secchi ricolmi d’acqua sulla testa.
Chiaramente questo è un grave problema. George mi dice che con alcuni locali e Lino, dottore di Bologna che da molti anni trascorre dei periodi di lavoro all’ospedale di Lugarawa, si sta pensando di dotare la scuola di un proprio grande serbatoio, così da non dipendere più dai numerosi problemi che affliggono l’acquedotto che serve il villaggio.

Dopo Lugarawa io e Kelvin ci spostiamo a Mundindi, una ventina di chilometri più a sud. Ci sono dei lavori in corso lungo la strada sterrata. Restiamo bloccati e anche la batteria della macchina ci abbandona. Aspettiamo un poco finché un pick up ci tira fuori. Normale amministrazione.

Visitiamo alcuni dei ragazzini delle primarie e secondarie che rientrano nel programma delle borse di studio. Anche per loro ci sono uniformi, penne, matite, quaderni ecc. Non riusciamo a passare da tutti, rimandiamo al giorno dopo la visita al villaggio di Amani.
Per la serata Kelvin si trasferisce a casa di parenti, dato che Mundindi è il suo villaggio natale, io dormo in un albergo. Sono l’unica ospite, e da parecchio credo. La sistemazione è molto molto spartana, ma l’ospitalità è buona. Mi portano dell’acqua scaldata sul fuoco per lavarmi, e il riso con i fagioli che mi preparano è molto gradevole. Non c’è luce e si sentono i grilli.
La mattina seguente, visitiamo gli studenti delle scuole di Amani, poi ritorniamo a Lugarawa.
Terminati i nostri giri ci rimettiamo in cammino verso Njombe…
Dopo qualche centinaia di metri di strada, sento che nel bagagliaio della macchina si lamenta una gallina viva, stipata tra la ruota di scorta, la tanica dell’acqua e degli scatoloni… Kelvin ha fatto spesa in una delle scuole che abbiamo visitato, dove i ragazzi allevano galline. Anche volendo, non ci sarebbe posto per lei sui sedili, siamo pieni di scatole e gente che chiede passaggi. Dopo un po’ di tempo la gallina smette di lamentarsi, il caldo, e la strada hanno deciso per lei…
È venerdì, ed in serata sono di nuovo a Njombe.
Domenica si riparte. Io, Giovanni, Edgar, suo assistente, Dris, della Fundacion Paraguaya, e Lawrent, l’agronomo del campus di Hagafilo, andiamo in missione per conto del dipartimento di agricoltura del Professional College of Njombe (il nuovo progetto di cui vi ho parlato l’ultima volta). La nostra meta è l’allevamento di pulcini e polli del CEFA (ONG italiana impegnata nello sviluppo rurale), a Matembwe, a un’ora buona di macchina in direzione sud-est rispetto a Njombe. I motivi della visita sono scovare i segreti dell’arte di allevare polli, e stringere accordi con CEFA, dato che siamo alla ricerca di pulcini da acquistare e allevare.
La sera rimaniamo a cena a Matembwe a casa di Lawrent, l’agronomo, che si è formato alla scuola di agraria di San Michele all’Adige (TN), e che parla un italiano invidiabile! La moglie e i figli ci accolgono nella loro casa di mattoni rossi immersa nel verde delle piante di mais. La cena a base di riso, pomodoro, erbette, fagioli, pollo, e spaghetti è ottima. Lawrent ci offre anche un liquore al ginepro che viene dall’Italia e che è stato conservato per le occasioni speciali.

E siamo così arrivati alla giornata di ieri. Con la stessa compagnia, abbiamo macinato la bellezza di 600 chilometri tra il Kitulo National Parck (a nord del Kipengere Range, appena sopra il lago Niassa, confine naturale tra Tanzania e Malawi), Mbeya (città e regione e nord di Njombe), e Mafinga, (a quasi 200 chilometri da Njombe in direzione Dar). WoW!!!!!
Questa volta l’obbiettivo erano i segreti dell’allevamento di mucche e maiali per la scuola.
Ecco alcune foto…

Ciao a tutti!

Gaia

Ciao a tutti!

Eccomi di nuovo a Njombe con tante novità.

La prima è che come avevo accennato nell’ultimo post da Morogoro, sono stata invitata da Giovanni Viale e la società che rappresenta, E&E (Education and Entrepreneurship), a collaborare al progetto Professional School of Njombe.

In breve.. Giovanni, bassanese con un trascorso nell’agricoltura biologica, nel mondo delle cooperative e nella cooperazione internazionale, bazzica in Tanzania dalla metà degli anni novanta. Durante le sue frequentazioni tanzaniane, incrocia la diocesi di Njombe, occupata nella costruzione di un politecnico a Mfereke, altura a nord di Njombe. Assieme a degli amici di Vicenza, Giovanni inizia a cooperare con la diocesi per la costruzione della scuola. Lungo la strada, come spesso succede, ci sono tanti incontri e il progetto si amplia e trasforma radicalmente. Dopo l’incontro con Giuseppe Biella (papà di Paolo) e ACRA infatti, Giovanni viene a contatto con la Fundación Paraguaya, un’organizzazione che nei primi anni 2000 realizza due self-sufficient school in Paraguay, e al momento si trova impegnata a diffondere e replicare quell’esperienza in altri paesi in via di sviluppo.
Il modello scolastico sperimentato in Paraguay, è studiato in modo tale da permettere a ragazze e ragazzi che provengono da situazioni estrema povertà, di formarsi e sviluppare tutta una serie di competenze imprenditoriali che gli consentiranno di presentare ed implementare un proprio mini progetto nei territori di provenienza, così da garantire loro e le loro famiglie l’uscita dalla situazione di indigenza in cui spesso versano, nonché consentire lo sviluppo del territorio.
Altra fondamentale prerogativa, è che la scuola si strutturerà fin dall’inizio per poter essere in grado di autofinanziarsi, attraverso la commercializzazione dei prodotti agricoli e dei manufatti che i ragazzi impareranno a fabbricare nei vari laboratori. In più, la scuola conta di aprire a brevissimo una guest house e un ristorante.

L’obiettivo è chiaramente molto ambizioso, ma le due scuole che in Paraguay hanno sperimentato questo modello, insegnano che la strada è impegnativa ma praticabile e vincente.

Il mio coinvolgimento al progetto è stato possibile perché Nessuno Escluso è uno dei 5 partner di E&E, società che si occupa della costruzione e dell’avviamento della scuola. Uno degli scopi del mio primo viaggio in Tanzania a novembre, con Giuseppe, Paolo e gli altri amici, era appunto quello di vedere a che punto erano i preparativi per l’inizio della scuola. Già allora il progetto ci aveva entusiasmato!

Qualche foto del primo giorno di scuola, con l’arrivo degli studenti provenienti da tutta la regione di Njombe.

La seconda notizia, è che una volta coinvolta nel nuovo progetto, mi è stato chiesto di prolungare la mia permanenza in Tanzania…di quanto?! Prima di scriverlo qui è meglio che lo comunichi alla mia famiglia…

Spero di riuscire a scrivere presto, la connessione internet resta per il momento un grave problema!

Gaia

Ciao a tutti!
Dopo due settimane eccomi finalmente in grado di aggiornare il blog. Tante cose si sono avvicendate in questi giorni.

Innanzitutto ci sono state le prime partenze di alcuni degli studenti di Njombe che Nessuno Escluso sostiene, e con i quali abbiamo gironzolato tra scuole e mercati per portare a termine spese scolastiche e preparativi per la partenza.

In queste foto Angelina, Grace e Neema stanno per partire alla volta della Mnyunyu Secondary School, cariche di valigie, sacchi e pacchi. Le tre ragazze si preparano a salire sul dalla-dalla, i pulmini locali colorati e sempre carichi di gente e bagagli oltre ogni immaginazione. Con molta probabilità, Angelina, Grace e Neema torneranno a Njombe solo nel periodo delle vacanze natalizie.

Poi c’è stato il mio primo “vero temporale tropicale”, e poi il secondo, il terzo, il quarto. Ormai piove tutti i giorni. Il bilancio è di due modem fulminati in una settimana. Niente di insolito, dicono qui, l’anno scorso ne sono saltati sette. La fregatura è che magari poi si riesca a procurarselo solo a Dar es Salaam, dieci ore di macchina da qui.
Le mattinate sono quasi sempre soleggiate, la trasformazione avviene nel pomeriggio, il cielo si fa sempre più basso, più scuro e più vicino. È così che delle bellissime e calde giornate si trasformano nel giro di dieci minuti in un concerto d’acqua che arriva da tutte le parti, dall’alto, dal basso e dai lati. In genere faccio in tempo a rientrare in ufficio dalla giornata passata in città, che saltano corrente e connessione.
La pioggia può durare mezz’oretta come diverse ore. I goccioloni che cadono a raffica trasformano le strade in pendenza in torrenti, mentre riempiono le numerosissime buche di quelle in piano. Esauritosi lo scroscio, altrettanto velocemente, i torrenti scompaiono e rimane solo un po’ d’acqua torbida e ristagnante nelle pozze, mentre il resto del terreno argilloso rimane asciutto e sembra che non abbia mai piovuto..una magia naturale pazzesca!

Il temporale al Nazareth Center, dove si trova l’headquarters di ACRA a Njombe.

Dato che è un po’ che non aggiorno il blog e che è meglio approfittare di questi momenti di connessione, mi dilungherò un po’ più del solito per raccontarvi della mia vita a Njombe.

Le giornate iniziano con le visite alle scuole in cui sono iscritti gli studenti sostenuti da Nessuno Escluso. Io e Kelvin veniamo accolti con grandi cerimonie da insegnanti ed alunni.

Dopo i convenevoli e le faccende burocratiche, ci dirigiamo con i ragazzi verso il centro. Ormai siamo diventati volti noti al mercato e nei vari negozietti dove entriamo con flotte di ragazzini per acquistare il materiale necessario. Si va dalle uniformi, alla cancelleria, dal sapone ai materassi passando per mais, riso e fagioli.

Al momento però, sto scrivendo da Morogoro, nell’est del paese, a poco più di 100 chilometri da Dar, dove in qualità di referente di Nessuno Escluso, sto partecipando ad un workshop organizzato da Università del Minnesota, MasterCard Foundation e Fundacion Paraguaya, nell’ambito del progetto Politecnico di Njombe, di cui Nessuno Escluso è uno dei sostenitori.
Ma questa è ancora un’altra storia, e vi spiegherò meglio nei prossimi giorni.
Molto gentilmente la S.E.G.A. school che sta ospitando il workshop, mi ha messo a disposizione la connessione internet, così ho potuto interrompere questo lungo periodo di silenzio.

A presto di nuovo da Njombe! Fulmini e saette permettendo…
Gaia

« go backkeep looking »