Benvenuti a Njombe – Tanzania

Ciao a tutti,
intanto grazie, perchè ci arrivano tanti messaggi e ci siete molto vicini. Più di mille persone diverse hanno guardato il sito, con 10000 pagine lette, e abbiamo coperto tutti i contimenti!
Ci fa piacere, perchè in qualche modo ci sembra di rendervi partecipi di quello che facciamo, anche con le difficoltà dello spiegare quello che si sta cercando di capire!

Ci siamo accorti di parlare di tante cose che ci accadono ma raramente di quello che è il nostro lavoro di tutti i giorni, e, visto che oggi abbiamo visto un bel risultato pratico, abbiamo deciso di parlarne.
Noi lavoriamo presso il centro per orfani e bambini di strada di Compassion Foundation, a Njombe.
La nostra idea è stata da sempre quella di cercare di mantere i bambini e le bambine che aiutiamo presso delle famiglie di parenti o amici, che possano in qualche modo permettere loro di vivere una vita normale.
Spesso però ci troviamo, giorno per giorno a vedere situazioni difficili, dove famiglie in difficoltà si trovano ad ospitare figli di parenti, in condizioni davvero precarie. Solo nel nostro periodo di permanenza abbiamo ricevuto almeno 5 richieste dirette, da parte di famiglie che già aiutiamo, per accogliere i bambini presso il centro.
Altre volte vengono portati da preti, o da responsabili del distretto, che ci chiedono di trovare una sistemazione per questi ragazzi in difficoltà.
Allora, in accordo con lo staff di COF, abbiamo fatto fabbricare altri 10 letti a castello, che portano la capienza dell’orfanotrofio a 40 letti per i bambini più la casa per insegnanti e assistenti. Così durante le vacanze potremo ospitare i bambini che vivono negli ostelli delle scuole ma non hanno posto dove andare. Ecco un paio di foto!

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10 giorni fa ha piovuto. Per la prima volta da quando siamo arrivati in Tanzania, abbiamo avuto il sentore di come cambi la vita con una pioggia intensa. Era strano vedere giorni belli, o giorni brutti, ma per quasi quattro mesi ormai, sempre senza pioggia. Le colline e i prati, che erano verdi al nostro arrivo, si stanno facendo sempre più brulli e bruciati dal sole e dal vento, che soffia costante quasi tutti i giorni.
Al mattino ecco, ogni tanto c’è un po’ di nebbia (in Africa la nebbia? Ebbene sì, almeno qui a Njombe), a ricordarci le nostre case della pianura padana.
Comunque torniamo alla pioggia. 10 giorni fa ha piovuto dicevo. Si trattava solo di un’avvisaglia, di un piovasco di un’ora che ha lasciato il passo (almeno dovrebbe), ad un altro mese, mese e mezzo di stagione secca.
Pioveva quindi. Ed io ero in casa, nello studio, a riordinare i conti e a scrivere al computer. Mi sentivo fortunato, pensando alla strada fangosa e al freddo di fuori, mentre comunque stavo bene, tipo quando ti ritrovi a guardare il temporale dalla finestra e dal tepore di casa.
Ad un certo punto però, sentivo che la pioggia batteva forte. Un po’ TROPPO forte a dire il vero…. Mi sono quindi ripreso dal semi torpore dello schermo a cristalli liquidi, e mi sono detto andiamo a dare un’occhiata.
In effetti pioveva, e anche molto, ma non solo fuori casa, bensì anche DENTRO!!!
Quando mi sono affacciato alla sala da pranzo ho assistito ad una scena tipo scolapasta. Dal soffitto scendevano molteplici rivoli d’acqua, sulla tavola, sulla stufa, dappertutto.
Allora mi sono messo a recuperare tutti i secchi di casa, pentole, contenitori, catini… ma mi sono accorto ben presto che era uno sforzo inutile. Per uno spazio che coprivo si aprivano altri due punti di fuoriuscita dal soffitto!!!
Allora sconsolato ho chiamato Federica, Marta e Patrizio per organizzare una squadra di primo intervento, spingendo l’acqua fuori dalla porta del salotto e sperando in un cambiamento rapido del tempo. In effetti siamo stati fortunati, e in un’ora e mezza ha smesso. Io e Patrizio abbiamo acquistato del telo di plastica e poi siamo andati a fare una riparazione di fortuna sul tetto.
Le tegole si rompevano manco fossero cracker! Comunque abbiamo posato il telo, anche se ad una prova con la canna dell’acqua non ha retto che cinque minuti!
Il giorno dopo, ancora molto preoccupati per l’accaduto (poteva anche iniziare a piovere tutti i giorni), abbiamo fatto chiamare dai padroni di casa un tecnico del tetto. Arriva in giardino, mi guarda, e mi fa:
Je, tunafanya nini?
Cosa facciamo? Cambiamo di nuovo le tegole? Le abbiamo già posate due volte…
“Ma non doveva essere il tecnico?”
Allora io gli ho proposto di togliere le tegole e di mettere una lamiera di metallo, in quanto la pendenza a mio parere non era sufficiente per l’utilizzo delle tegole. Così ha fatto.
Ora il tetto è riparato. E dovrebbe funzionare.
Attendiamo la prossima pioggia per il responso! E vi faremo sapere come va!
Per il momento ci godiamo di nuovo il sole!

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Era da un po’ che avevamo la voglia di fare una giornata diversa, più a contatto con i bambini che abitano nel centro di COF di Njombe, e l’occasione ci si è presentata ieri.
Il programma era quello di vivere un’intera giornata con un bambino tanzaniano. Siamo quindi partiti presto, con sveglia alle 5:30. C’era ancora poca luce, ma per le strade c’era una strana atmosfera. Un sacco di gente era già per strada. Qui non è raro dover fare a piedi magari 5-8 Km per raggiungere il posto di lavoro, e quindi la gente si muove molto presto, a piedi, in bici, o con la speranza di trovare qualche passaggio offerto o a pagamento.
Quando siamo arrivati a COF, alle sei meno dieci, i bambini erano già svegli, vestiti, e intenti a fare colazione. Ci siamo chiesti quanti dei loro coetanei possano permettersi di fare lo stesso, visto che molti si limitano ad un solo pasto giornaliero.
Visto che eravamo con loro, si aspettavano un passaggio stipatissimi in macchina. Ed invece abbiamo deciso di andare a piedi con i sei che frequentano la scuola primaria Kambarage di Njombe. Siamo partiti per le sei e venti e un po’ camminando, un po’ correndo, siamo arrivati a scuola per le sette, appena in tempo per l’inizio delle lezioni.
Quindi li abbiamo lasciati per un momento, e siamo ritornati a piedi a COF. Mentre tornavamo ci siamo trovati a pensare a quando andavamo noi a scuola alle elementari, magari a piedi, però lamentandoci comunque per la distanza, o per la cartella. Facendo due conti, questi bambini, che comunque non vivono lontano da scuola rispetto ad altri, camminano almeno per una decina di kilometri tutti i giorni.
Ci siamo poi ritrovati più tardi, quando siamo tornati a scuola e siamo entrati nelle classi. Le classi sono abbastanza grandi, ma arrivano a contenere anche quasi 100 studenti per classe. Nella classe in cui siamo andati noi, “solo 72”, con una sola insegnante. Insegnante per altro bravissima, perché riusciva a farli leggere, scrivere sui quaderni, rispondere alle domande.
Abbiamo parlato un po’ con gli insegnanti di lì, che ormai ci conoscono un po’. Anche per capire di che cosa avrebbero bisogno. Le risposte sono sempre: aule, insegnanti, libri, …
I libri sono pochi, ed in classe, per ogni libro ci sono almeno quattro bambini che leggono.
Nel pomeriggio, dopo la scuola, siamo andati a trovarli di nuovo a COF, dove abbiamo giocato per tre ore insieme, prima ad attaccare la coda ad un asilo volante italiano, e poi al mitico “spacca schiena”!
I bambini si sono divertiti un sacco, e hanno deciso di rifare il gioco un sacco di volte, fino a quando, esausti, siamo tornati a casa. È stato bello passare un giorno con loro, vedere i sorrisi e le scoperte che fanno, parlare insieme e capire quali sono i loro desideri e i loro sogni.
Così ci ricarichiamo per affrontare le difficoltà del lavoro, dei numeri, dei conti! Meno male che ci sono.

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