Benvenuti a Njombe – Tanzania

Ieri con Federica siamo andati a trovare uno dei bambini che fanno parte del programma di Borse di Studio di Nessuno Escluso.
Ha sette anni e vive con una zia. I suoi genitori sono morti un paio di mesi dopo la sua nascita.
Nonostante tutto l’atmosfera ci sembrava tranquilla. La casa era in buone condizioni ed il bambino solo un po’ timido ma comunque sereno e pronto al sorriso per uno scherzo o un piccolo gioco. Nel cortile addirittura due capre ed una mucca, simbolo di una situazione positiva per una famiglia di villaggio.

Ad un certo punto, la signora, dopo aver parlato dei progetti per il futuro del bambino, rispondendo alle nostre domande circa i bisogni della famiglia, ci presenta un foglio con diagnosi di Hiv. Con una serenità del tutto estranea al nostro modo di affrontare la vita e la morte, rivolgendosi a noi con dignità, ci dice:
io sono malata e il Signore deciderà quando dovrò morire. Questo bambino è molto piccolo e se mi ammalo nessuno potrà badare a lui. Vi prego per lui di trovare una soluzione, che gli permetta di andare a scuola. Potete trovare un collegio od un posto dove ospitarlo?

E’ stato difficile ascoltare rimanendo seduti queste frasi in kiswahili, con alcune parole che ci erano sconosciute, ma dai contenuti molto chiari. E’ stato difficile la sera addormentarsi di nuovo tranqulli, senza pensieri e con le nostre certezze sul comodino.

Nella nostra esperienza, la morte entra di rado, spesso come un elemento di passaggio, quasi non fosse una parte essenziale della vita, che tra l’altro accomuna tutti noi. Qui in Tanzania la morte è molto più presente. A morire sono i giovani, la fascia della popolazione che va dai 20 ai 40 anni. Chi rimane diventa vecchio e spesso deve portare sulle spalle i figli dei propri figli, per dare almeno a loro una possibilità.
Con i nostri 23 e 28 anni, io e Federica siamo di 5 o 10 anni al di sopra della media della popolazione.

E’ stato difficile la sera addormentarsi. Eppure lo abbiamo fatto. Tunajali? Quanto ci facciamo interessare da quanto capita alle persone che stanno intorno a noi? Tunajali? Siamo in grado di avvicinarci a queste persone imparando qualche cosa? Offrendo un qualche conforto?
Queste domande stanno ancora lavorando nelle nostre teste, e credo che queste riflessioni e questi dubbi ci accompagneranno, per un lungo periodo su questo nostro cammino tanzaniano.

Ciao a tutti,
un breve racconto di contorno alle immagini che avete visto.
Il parco Ruaha è uno dei più grandi della nazione, e si trova a circa 140 km da Iringa, il capoluogo di regione dove abbiamo studiato kiswahili gli scorsi mesi.
La gita al parco è stata senz’altro molto bella… Dopo quasi tre mesi senza grandi stacchi (se non al Kibena – Buena Vista), ci siamo dedicati questi due giorni immersi nella natura.
Per noi che stiamo in montagna, e che giriamo comunque sempre con il maglione, addosso o comunque a portata, andare al parco è stato anche un po’ incontrare l’Africa come ce la si immagina da casa, con alberi meravigliosi, una natura incontaminata, animali e caldo!
Siamo stati fortunati, e abbiamo visto molti animali diversi, alcuni anche molto da vicino.
Purtroppo ci siamo anche scontrati, in un paio di occasioni, con la burocrazia del parco. All’inizio, proprio al nostro arrivo, le bandas che avevamo prenotato e pagato all’ingresso del parco, non erano più disponibili. Questo contrattempo ci ha portato via quasi un’ora e mezza di discussione, fino a che, almeno per 6 di noi, un posto è stato trovato. Gli altri due hanno dormito invece nell’ostello, insieme ai due autisti – guide.
Il giorno dopo, mentre visitavamo il parco e stavamo ammirando tre leoni da distanza direi estremamente ravvicinata, siamo stati bloccati da una guardia che ci ha ritirato il permesso di visita, in quanto stavamo girando anche un video. Anche qui, almeno un’altra ora persa in discussioni.

A volte è difficile capire le motivazioni di questi atteggiamenti. Da una parte infatti rimane una cordialità diffusa. E però, soprattutto nelle persone che gestiscono un qualche ruolo di responsabilità, c’è spesso un atteggiamento strano, di cui non si capiscono bene i motivi! O forse sì, e sono, per dirla in kiswahili, elefanti!

Vi lasciamo con un pezzettino di alba.

Paolo e Federica

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Qualche giorno di silenzio per la visita al parco Ruaha. Ecco a voi qualche foto. Seguirà il racconto!
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