Aug
25
Un mondo senza povertà?
Filed Under Generali
Ho appena finito di leggere, e Federica ancora sta finendo, il libro scritto da poco da Muhammad Yunus.
Nonostante questo, per non cadere in un ottimismo senza freni, non ho potuto fare a meno di mettere un punto di domanda al termine della frase.
Mi sono reso conto, leggendo questo libro, che chi come noi è nato negli anni 80, difficilmente nutre speranze di questo tipo.
Come fare infatti a vedere positivo, a credere in una possibile strada quando intorno a noi accadono tante cose così inumane? Quando il nostro stesso pianeta dopo anni di segnali, lancia adesso acutissime grida di aiuto per indicarci che no, il tempo non è molto, che bisogna decisamente invertire rotta, anche se è “una scomoda realtà”, oppure…
A fine anni 60, quando è nata nei miei genitori la voglia di partire, c’era la sicurezza diffusa che questo nostro mondo lo si poteva cambiare. Ma ora? Ora dopo 40 anni, forse anche proprio alla luce del fallimento di quei progetti, per lo meno nei loro propositi generali, come si fa a riproporre sogni di questo genere?
Anche a parole questi progetti si sono trasformati in sogni per idealisti. Perchè?
Mi sembra di poter dire che buona parte di questa generazione disillusa sia portatrice di una certa dose di cinismo. Non si crede più, non si spera neanche più di tanto, e parole come impegno o politica sono spesso viste solo con orrore o nel migliore dei casi con rassegnazione.
Ed invece in questo libro tutto viene ribaltato, sorprendentemente. Proprio l’economia, che domina incontrastata la nostra vita (e basti pensare per questo a quello che ci appare dell’Unione Europea, o a crisi per mutui che non vengono pagati a 8000 km di distanza dalle nostre case) ci regala una potenziale ricetta per uscire dallo stallo in cui ci siamo infilati. Questa strada è percorribile, può diventare un modo per avere un mondo senza povertà?
Non so dare una risposta, mo lo spero. E mi sembra un buon punto di partenza. Perchè, vista da qui, la povertà non è tollerabile. Vedere bambini malati che non sopravvivono per mancanza di cure basilari non si può giustificare come “un malessere del sistema”.
Cosa ne pensate? Facciamo partire un’impresa sociale? Fatemi sapere, soprattutto chi tra voi di capitalismo se ne intende.
A presto
“Un mondo senza povertà”
Muhammad Yunus – aprile 2008
Feltrimelli
www.grameen.com
Aug
19
Paolo allo specchio
Filed Under Generali
Durante una pausa nella lezione mi sono messo a giocare con la webcam del computer dove prendo appunti e quello che è uscito mi ha ricordato un sacco un gioco, che facevo a casa, con lo specchio e una porta, circa 10 anni fa. Quindi dedico il video a Livio e Chiara, che subivano questo genere di giochi!
Aug
16
Paese che vai…
Filed Under Generali
Ciao a tutti.
Mentre in Italia preparate tavole imbandite e accendete le griglie per il pranzo pantagruelico di ferragosto, noi siamo andati a scuola come un giorno normale ma abbiamo assistito ad una lezione molto particolare che vogliamo raccontarvi.
Per l’occasione speciale tutti gli studenti sono stati riuniti insieme per porgere domande disparate agli insegnanti più anziani. Gli argomenti di discussione, fissati su un cartellone, riguardano diverse tappe della vita a partire dalla nascita, fino alla morte, passando per l’iniziazione e il matrimonio, vissute alla maniera africana.
E’ interessante cercare di immedesimarsi nelle storie di Ismaeel, Kobya, Sayi…(che oggi abbiamo scoperto sono solo i primi nomi, quelli religiosi, di battesimo, mentre ognuno ha un secondo nome tradizionale)che ci hanno raccontato delle usanze della loro tribù di provenienza, con le sue credenze, i riti di passaggio, le iniziazioni alla vita adulta. Tutti i momenti più importanti della vita sono caratterizzati da cerimonie e simboli carichi di significato.
La cosa più particolare che abbiamo scoperto è che, anche se i più seguono qualche religione o hanno raggiunto un buon livello di educazione, con grande disinvoltura i tanzaniani riescono a passare da un lato all’altro della loro vita a più dimensioni, e quindi l’andare in chiesa non significa di per sè che l’abitante di villaggio non si rivolga, in caso di pressioni particolari, di malattie o di pericoli che lo mettono anche in difficoltà, anche allo stregone, capace secondo le credenze locali di trovare una risposta e una via per ogni problema.
Proprio per questo è buona norma non dimostrarsi troppo amichevoli e affettuose con le donne incinta: a meno che non si sia proprio in confidenza, toccare la pancia potrebbe essere da loro considerato pericoloso, a causa della superstizione. Invece quando il bambino nasce c’è grande festa nel villaggio e la gente esprime la propria partecipazione regalando ai genitori novelli kanga,( stoffe colorate con proverbi augurali) e frutti di vario genere, oltre che provvedere alla fornitura d’acqua potabile per il primo periodo in cui la mamma è ancora convalescente.
Ismaeel ci ha anche raccontato di quando è andato a pagare il prezzo della sua futura moglie sua famiglia, primo passo ufficiale per il matrimonio. Da questo momento in poi si entra a far parte dell’albero genealogico come mchumba (fidanzato), mentre non esiste un termine per indicare qualche tipo di amicizia o relazione tra uomo e donna che non sia ufficiale.
A prima vista sembra una cosa un po’ strana per una donna essere comprata dal proprio futuro marito, ma dall’altro lato della medaglia è un modo per esprimere apprezzamento e cura per qualcosa: il futuro sposo paga quanto più possibile per rendere omaggio alla sua sposa. Quando un uomo sposa una donna e la donna viene sposata dall’uomo ( in swahili si scrive solo così..), la prima cosa che tutti nel villaggio aspettano sono i futuri bambini.
I figli sono considerati come un dono che Dio fa alla nuova famiglia per arricchirla e per aumentare il suo prestigio sociale. Ogni padre vorrebbe avere molti figli, tra i quali almeno uno deve essere maschio e questo non perché non voglia bene alle figlie femmine ma perché sa che faranno parte della sua famiglia soltanto fino la momento in cui un uomo le chiederà in sposa, a questo punto, dopo aver provveduto al pagamento migliore secondo le sue qualità e doti, la ragazza entra a far parte ufficialmente della famiglia del futuro sposo. Il figlio maschio invece riconosce per tutta la vita l’autorità paterna e sarà il responsabile della cura dei genitori quando diventeranno vecchi, erediteranno anche il loro patrimonio.
Questa immagine molto netta e differenziata dell’universo maschile e femminile potrebbe di primo acchito dare un po’ di fastidio, in effetti è difficile da capire per chi come noi si affaccia su una cultura e su usanze così diverse dalle nostre. Noi stiamo cercando in questo momento di conoscere e cercare di capire quali sono i meccanismi e le motivazioni che si muovono al di sotto di riti e tradizioni. Non sempre è facile, ma ci proviamo! Avremo tempo e modo, più avanti, di farci le nostre idee! E cercheremo di condividerle con voi!
Fede e Paolo