Benvenuti a Njombe – Tanzania

Al mercato

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Ciao a tutti!

Oggi grande prova della nostra scuola. Come tappa fondamentale per l’apprendimento della lingua io e Federica siamo stati portati al mercato dove, con una lista in mano, abbiamo dovuto acquistare le provviste per il campeggio dove siamo alloggiati.
Il tutto, chiaramente, in kiswahili!

Le cose sono andate abbastanza bene, con alcune parole ci siamo barcamenati, con altre siamo andati avanti a tentativi, ma alla fine ecco quello che abbiamo acquistato:
colliflower – sita
bloccoli – sita
Kitungu Sahumu – Kilo tano
Mahacabo Mahpraghe – Kilo tano
Saladi – kumi
Paracici – kumi
Passion – sita
Viasi – kilo hamsini

Cavolfiori – 6
Broccoli – 6
Aglio – 5 kili
Green beans – 5 kili
Insalata – 10 cespi
Avocado – 6
Sacchetti di Frutto della passione – 6
Patate – 50 kili

Il mercato è bellissimo. Sono da sconsigliare – soprattutto per chi ha lo stomaco debole – i banchi della carne, dove forti sarebbero le conversioni ad una dieta esclusivamente vegetariana o ancora più strettamente vegan. Ma, d’altro canto è lo stesso anche nel mercato di Ballarò.
La frutta e la verdura sono vendute con cura estrema, da uomini e donne di tutte le età, che ti vengono incontro lungo gli stretti passaggi che si trovano tra una bancarella e l’altra, o rimangono invece appollaiati sui loro cumuli di cocchi, banane, cipolle.
Il punto più bello del mercato è però quello dedicato ai fagioli, disponibili in circa 10 colori diversi, e le spezie, visibili nella penombra delle bancarelle coperte che si perdono a labininto.

La cosa diversa e bella è che qui non sei un turista, ma pur nella diversità che rimane, anche per le nostre difficoltà di espressione, ti muovi sul loro terreno. E quindi i saluti convenevoli durano almeno trenta secondi, e la fretta dell’acquistare e dello scappare via non trova spazio. Si discute, su prezzo e qualità, sulla difficoltà di reperire alcune cose. Abbiamo provato tra bancarelle frutti nuovi e sconosciuti, abbiamo ricevuto regali, sorrisi e disponibilità.

Non so se noi abbiamo superato l’esame ma di certo loro lo hanno fatto.
E così speriamo di essere in grado di acquistare ciò che ci servirà nella nuova casa che abiteremo da fine mese.

Prometto presto qualche cosa in più su questa lingua a partire da alcune parole che vogliamo approfondire!
A presto

Paolo e Fede

Tra una lezione di kiswahili e l’altra siamo stati a fare due passi attorno al campeggio per rinfrescarci un po’ le idee.
Risalendo il letto del fiume abbiamo attraversato piantagioni di caffè e siamo arrivati fino a delle piccole cascate dalle quali si puo’ osservare tutto il paesaggio circostante.
Tra le pietre assolate la fauna locale gode quasi indisturbata (se non dai pochi indisciplinati studenti) della calura solare.
A differenza di alcuni rettili che si camuffano tra un masso e l’altro con colori grigiastri, altri con noncuranza sfoggiano i toni piu’ variopinti con abbinamenti un poco azzardati e alquanto strabilianti.
In lingua locale sono mjuzi, semplici lucertole, ma a noi sembrano uscire dalla bottega di qualche estroso pittore…o scultore!
Chi è stato a Barcellona nel parc Guell e ha visto il geco di Gaudì potrà giudicare.

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Ciao a tutti,

è passato ormai un mese da quando siamo qui, e ci sembra giusto fare un po’ il punto della situazione, per capire dove stiamo andando e come. Diciamo che per il momento, fino a fine agosto, il nostro obbiettivo primario è sfruttare al massimo il corso di kiswahili in modo da poter parlare, almeno un po’, anche con chi l’inglese non lo conosce – e sono molti.

Nel frattempo stiamo cercando di far iniziare alcuni lavori con la collaborazione di Cof e ci siamo resi conto che questo periodo ci serve anche per sintonizzarci e metterci nell’ottica di questo paese, e delle persone con cui dovremo lavorare.

La scorsa settimana siamo stati, insieme ad altri ragazzi danesi, a casa di una signora particolare che, a 60 anni inoltrati, lavora e si occupa di nipoti e pronipoti. Uno dei più grossi problemi della Tanzania sta proprio in questo: nel fatto che manca del tutto o quasi la generazione di mezzo, a causa della moderna peste nera meglio nota come HIV.

L’obiettivo della visita, oltre alla pratica della lingua, era quello di imparare la ricetta, e realizzare praticamente il chapati.

Mentre eravamo sul posto, uno dei bambini ha preso, per gioco e per provarla, una delle fotocamere dei ragazzi che erano con noi.
Di colpo la situazione è cambiata radicalmente: per loro infatti l’ospitalità è più che sacra, ed il fatto che venisse portato via qualche cosa di valore, anche solo per qualche minuto e da un bambino di 5 – 6 anni, è stato una cosa gravissima. I bambini sono stati quindi puniti e redarguiti, con la minaccia di chiamare anche la polizia. Ci siamo resi conto di fronte ai modi bruschi e duri di questo intervento, di quanto possa essere difficile per noi capire le loro motivazioni e le loro azioni.
Soprattutto nelle zone agricole, abbiamo scoperto poi, la gente vive con estrema preoccupazione questi eventi e i ladri vengono spesso puniti ancora prima di essere consegnati alla polizia locale.

Fortunatamente tutto si è risolto per il meglio, ed anche noi ci siamo scusati, per aver causato con la nostra incuria questo spiacevole incidente. Mama Zaina ancora oggi, quando ci ha incontrato, ci ha chiesto nuovamente scusa e ci ha invitato di nuovo a casa sua, dove sicuramente torneremo, anche per farle capire che davvero non ci sono problemi, hamnashida!

Ecco infine la ricetta del chapati per 10 persone:
Unire 400g di farina 00, 2 cucchiaini colmi di sale,
150 ml di olio caldo e impastare aggiungendo acqua calda q.b.
Formare delle palline di pasta di circa 8 cm. di diametro, stenderle col mattarello e quindi ricoprirle di olio (1 cucchiaino)
orrotolarse su se stesse e quindi lasciarle riposare per 10 min.
Ristendere di nuovo formando uno strato sottile e rotondo (tipo piadina) e quindi farle cuocere su una padella calda, aggiungendo olio ogni volta che si girano.

Potete anche vedere il video!

Ciao e a presto

Paolo e Fede

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