Benvenuti a Njombe – Tanzania

I primi passi

Filed Under Generali

Questa settimana abbiamo iniziato a lavorare a tempo pieno con CoF. Per prima cosa abbiamo pianificato una visita ai bambini inseriti nel programma di Nessuno Escluso. Vogliamo incontrarli tutti, prima partendo dalle scuole e poi andando anche nelle famiglie.
Giovedì Venerdì sono stati i due giorni dedicati al lavoro sul campo. Eravamo un po’ emozionati quando siamo entrati nella prima scuola con Kevin: appena ci hanno visto i bambini hanno incominciato a fissarci senza mollarci un secondo e chiamarci wasungu-wasungu, chiedendoci hela, money, pesa…
Una delle tante cose di cui ci si accorge quando si ha a che fare con un popolo diverso è la difficoltà iniziale a distinguere i tratti somatici tra una persona e l’altra; seppur diversissimi, finché non iniziamo a conoscerli meglio, i loro visi ci sembrano uguali l’uno all’altro, questo motivo è causa di molte figuracce che possono accadere (anche alla sottoscritta), ripresentandosi alle stesse persone per diverse volte, con il conseguente imbarazzo e disappunto dei diretti interessati.
Questa piccola digressione è per dire che il problema di distinzione sembra reciproco, infatti anche da parte loro i tanzaniani faticano a identificare noi wasungu nelle nostre diverse fisionomie, Paolo immedesimandosi come antropologo, sostiene infatti che al primo impatto anche noi sembriamo a loro tutti uguali, quello che ci distingue da loro e però ci accomuna, sembra essere un grande biglietto verde stampato in faccia… non c’è perciò da stupirci se ci chiedano dei soldi… avranno anche i loro perché!
Avvicinatici alle classi ci sembrava di essere in un piccolo alveare, uno sciame di bambini dall’interno dell’aula si avvicinava il più possibile alla finestra e alla porta per vedere la novità del giorno: due bianchi con un tanzaniano che cercavano di recuperare il preside della scuola per poter essere autorizzati alla visita.
Per chi dei lettori è un insegnante o lo vuole diventare, credo che si metterebbe le mani nei capelli se insegnasse qui in Tanzania… i bambini sono tantissimi, le classi arrivano fino a cento alunni! Inoltre l’approccio all’insegnamento assomiglia un po’ a quello dei racconti dei nostri nonni, qui il direttore usa il bastone e appena entra l’insegnante in classe non si sente volare una mosca.
In confronto ai nostri, i bambini sono generalmente molto timidi e spaventati, anche quelli più grandi; ieri siamo stati in una secondaria e abbiamo parlato un po’ con dei ragazzi di 17 anni, sono tre studenti molto bravi, tra i primi della classe in una scuola pubblica secondaria, dove per essere ammessi bisogna avere dei buoni risultati. Beh, quando ci hanno visto, come i bambini della scuola primaria, ci hanno detto Shikamoo, che è un saluto arabo che si fa alle persone adulte e di rispetto, ma a noi è parso un po’ strano sentirlo dire da loro a noi.
Non ci siamo ancora fatti un’idea precisa di come vanno le cose a scuola, perché nelle primarie sembra un eterno intervallo e ogni due per tre c’è una settimana di vacanza, nelle secondarie ci è sembrato che si studi di più, ma in classe non ci siamo mai stati per dirlo, magari ci proveremo…
Abbiamo iniziato il nostro giro nelle scuole proponendo un questionario in kiswahili per i bambini e chiedendogli di fare un disegno per partecipare alla creazione del logo di COF; per gli insegnanti invece abbiamo preparato qualche domanda sugli studenti riguardo la loro personalità, il rendimento scolastico e le prospettive future. Beh, abbiamo pensato quest’ultimo di scriverlo in inglese, ma per molti insegnanti della scuola primaria abbiamo dovuto tradurlo oralmente in lingua locale. Magari non ci otterremo moltissimo da queste risposte, ma è sempre un modo per introdursi, e provare a conoscersi un po’; è come dice sempre Kevin: vedere l’ambiente in cui vivono. Per questo vorremmo visitare gli stessi bambini nelle loro case. Ieri l’abbiamo fatto, in tre posti diversi, l’ultimo dei quali è presso un’anziana signora, una bibi (nonna), come mama Zaina dei chapati, che si prende cura di cinque bambini come fossero tutti suoi nipoti. Qui la povertà è di casa, ma non è sola. Coabita insieme alla dignità, e alla responsabilità enorme che questa donna si è assunta: crescere cinque bambini con tutti i loro bisogni, compreso l’affetto di una famiglia.

visita-a-casa.jpg

Comments

One Response to “I primi passi”

  1. Antonella on September 9th, 2008 9:25 pm

    ….da noi si parla di far rimettere il grembiulino…… sarà per modernizzare la scuola italiana!
    Ciao Antonella

Leave a Reply